Il pavimento de’ “Gli Ambasciatori” di Holbein NON è quello di Westminster Abbey

Hans Holbein il Giovane, Gli Ambasciatori. 1533. Londra, National Gallery.

Dettaglio del pavimento con la rimozione grafica del teschio anamorfico e la ricostruzione della ‘stella di Salomone’. Tra i marmi rappresentati si riconosce il Serpentino Verde di Grecia, con la sua caratteristica grafica ‘a crocette’ (da cui uno dei nomi lapis croceus). Si nota anche il Porfido Rosso Egiziano, in una colorazione rosata, invece che rosso porpora, e con una resa grafica non proprio adeguata.

La storiografia del dipinto vuole che il disegno del pavimento sia la riproduzione precisa di quello di Westminster Abbey.

Dal confronto con il quadro degli Ambasciatori, risulta evidente che, per dimensioni e per stile, quello dell’abbazia londinese  non può essere il pavimento che ha ispirato Holbein.

Il pavimento sotto i piedi degli Ambasciatori è un quinconce molto più semplice di quello inglese che, per i dettagli del suo disegno e per i materiali, è da attribuire più verosimilmente ad una chiesa romana o veneziana.
Da notare che le rotae esterne del quinconce sono in marmo bianco (Carrara o Calacatta) che hanno sostituito quelle in marmi colorati in un restauro precedente al dipinto.

L’estrema accuratezza con la quale Holbein dipinge questa piccola rota in marmo bianco, con le sue venature tipiche del Calacatta, fa intendere che abbia voluto ‘ritratte’ un vero e reale pavimento esistente in qualche luogo, con i dettagli anche dei suoi interventi di restauro. La tradizione di sostituire le rotae in marmi colorati danneggiate, con dei dischi di marmo bianco, è visibile a Roma in diversi restauri abbastanza antichi, ad esempio quello nella cappella di San Silvestro o quello nella navata centrale ai Santi Quattro Coronati.

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Estratto da Marmorari Magistri Romani di Dario Del Bufalo. Roma, L’Erma di Bretschneider, 2010.

2 commenti

  1. maria

    waw che figata

  2. Io aggiungerei che il pavimento ritratto da Holbein non è neppure vero e proprio “cosmatesco”, nel senso che lo si legge in modo abbastanza evidente di uno stile totalmente differente dai quinconce realizzati dalla bottega marmoraria di Lorenzo di Tebaldo e quindi dai veri Cosmati. In particolare, il dettaglio delle decorazioni delle fasce che annodano i dischi, ed anche quelle rettilinee, mostrano motivi geometrici assolutamente inusuali per la maggior parte dei veri pavimenti cosmateschi. Inoltre, la semplicità decorativa, farebbe ricondurre il quinconce ed il pavimento dipinto da Holbein o ad una prima epoca precosmatesca o addirittura ad un pavimento di epoca successiva a quella dei Cosmati, come alcune imitazioni del tardo Quattrocento.

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