Lo spostamento del Sarcofago di Santa Costanza ai Musei Vaticani (1791)

Il Sarcofago di Costantina venne realizzato contemporaneamente alla chiesa (IV secolo) e collocato in una nicchia opposta all’entrata.

Il coperchio è decorato con ghirlande sostenute da protomi, mentre la cassa presenta una decorazione a rilievo di amorini in scene di vendemmia che ornano il registro superiore, tema ripreso anche nei mosaici della volta anulare del Mausoleo.

La simbologia della vendemmia, che nell’arte funeraria è molto antica e legata ai culti dionisiaci, ha dato motivo di identificare erroneamente questo edificio come un tempio di Bacco. Nel XVII secolo divenne un ritrovo di artisti olandesi e fiamminghi, riuniti in un’associazione chiamata Bentvogels (uccelli della banda). In occasione dell’ingresso di un nuovo membro nell’associazione, si celebrava la cosiddetta “Festa del Battesimo” che consisteva in una festa bacchica con abbondanti quantità  di vino e conseguenti ubriacature e terminava nel tempio creduto di Bacco davanti al sepolcro in Porfido di Costanza, ritenuto l’altare del dio.  I nomi di alcuni bentvogels, graffiti dagli stessi artisti, sono rimasti ancora oggi in alcune nicchie del deambolatorio.

Nel 1720 Clemente XI proibì questa usanza goliardica e ubriacona che profanava l’antico Mausoleo. Forse a seguito, dopo qualche decina di anni, della ripresa di questo tipo di celebrazioni nel Mausoleo di Costanza, nel 1791 Pio VI decide di spostare definitivamente il grande Sarcofago di Porfido, per meglio preservarlo, nei Musei Vaticani, sua collocazione attuale. In questo articolo vogliamo raccontare questi accadimenti, che abbiamo trovato fissati su un disegno di fine XVIII secolo.

Disegno del XVIII secolo nel quale è “fotografato” il momento dello studio per lo spostamento (dal Mausoleo sulla via Nomentana ai Musei Vaticani) del Sarcofago in Porfido Rosso d’Egitto di Santa Costanza che ordinò Pio VI e che fu eseguito nel 1791.

Si notano, in basso a destra, dei personaggi (vedi dettaglio) che studiano il monumento e sembra che un direttore dei lavori stia impartendo ordini a due Carpentieri-Marmorari, presenti sul luogo con gli attrezzi da lavoro.

In questo dettaglio si può meglio comprendere l’azione del disegno: in primo piano si nota  l’Architetto, personaggio elegante con carta e penna che prende appunti e disegni, e che ha appena abbandonato la cappa, il cappello e il bastone su un blocco di marmo alle sue spalle.

In secondo piano il direttore dei lavori o Capomastro (di spalle) con tunica e cappello indica il Sarcofago a due personaggi con i loro attrezzi che interpretiamo come due Carpentieri-Marmorari.
Infatti quello di sinistra ha in mano un lungo “piede di porco” (strumento a leva per il sollevamento) e quello di destra, con il cappello in mano, porta un borsone a tracolla con dentro due barre cilindriche metalliche detti “rulli” (strumenti usati per lo spostamento dei grandi blocchi di marmo).

Sulla sinistra notiamo che sotto il Sarcofago sono stati posizionati dei pezzi di marmo (in genere detti “mozzature”) evidentemente rinvenuti in situ, poiché sotto vi è una base di colonna rovesciata di riuso e sopra un cubo di marmo (usati come base per fare leva) allo scopo di saggiare, con le lunghe leve, il peso e la difficoltà per la movimentazione del grande e pesante Sarcofago in Porfido Rosso. In effetti notiamo che il coperchio del sarcofago è leggermente spostato a seguito di una prova. Questo dunque ci sembra l’attimo che l’autore ha voluto fissare sulla carta poco prima dello spostamento come testimonianza della posizione originale.

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